lunedì 6 febbraio 2012

Samarcanda.

http://www.youtube.com/watch?v=VM06J-dthGo

C'era una volta un ragazzo di 19 anni.
Uno come tanti, attorniato da amici e con una sincera passione per il rugby.
Questo ragazzo aveva deciso di fare un giro su un ultraleggero e sfruttare l'occasione per scattare delle fotografie dall'alto che avrebbe poi mostrato in un concorso.

Però qualcosa andò storto.
Cedimento strutturale, lo chiamano, e in pochi istanti il velivolo cade in picchiata ruotando su se stesso.

Un attimo, solo un attimo e la vita cambia.
Lui e il pilota sono morti sul colpo.

Non conosco personalmente il ragazzo, ma è bastato lo sguardo di alcuni miei compagni di classe e suoi amici per farmi entrare questo fatto nel cuore.
Avevano lo sguardo vuoto e gli occhi pieni di lacrime, non riuscivano a trattenere il sentimento dentro di sè.
I sentimenti. Dolore, rabbia e frustrazione, di questo era fatto il loro pianto.

Mi sono venuti in mente i discorsi leggeri e quasi scaramantici tra me e G.
"Se un giorno dovessi morire" diceva lei "sappi che ti lascerò un post it nella mia camera dove ci sarà scritta la mia password di facebook, perchè lo devi cancellare. Non voglio che diventi un muro del pianto!"
E un po' ridendo, un po' sdrammatizzando pensavamo a tutto ciò.

La realtà è che a 17,18 o 19 anni ci si sente invincibili.
Nulla ti può toccare e la morte è una cosa lontana, perchè tu sei giovane, perchè tu sei forte e non può accaderti niente.
E invece la vita è un soffio.

Nessuno dovrebbe morire così, nessuno dovrebbe morire a 19 anni.

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